La Federal Reserve ha fatto un piccolo passo indietro nella politica monetaria, iniziando a rivendere un pò di bond aziendali comprati negli ultimi mesi sul mercato. Ma non è ancora il temuto Tapering, solo un modo per iniziare in modo “omeopatico” un ritorno alla normalità.
I mercati finanziari, già messi in allarme dal balzo (forse momentaneo) dell’inflazione , si sono un pò preoccupati e le prese di beneficio non sono mancate nelle scorse settimane, anche in Europa .
Ma lo scenario rimane ancora molto accomodante, specialmente in Europa, dove anche i cosiddetti “falchi” sono molto più disponibili ad aspettare che la ripresa sia consolidata, prima di iniziare a parlare di strette monetarie. Certo, non possiamo immaginare che le Banche Centrali rimangano per sempre in modalità lockdown, inondando l’economia di denaro a basso costo, anche perchè l’inflazione prima o poi richiamerà l’attenzione imponendo un segnale restrittivo per guidarne l’andamento.
In modo graduale, come quando si esce da una malattia , il mondo riprenderà a consumare e crescere, forse anche più del previsto. Chi si occupa di gestione del risparmio ha davanti una bella sfida, cogliere gli aspetti positivi di questo nuovo macrotrend e fare attenzione a non rimanere ancorato ai vecchi paradigmi del vecchio. Il senno di poi non aiuta a proteggerci ma solo a rimpiangere…
Ogni giorno il mondo si muove verso la soluzione alla più grande crisi sanitaria ed economica mai sperimentata, lo fa in modo non sempre coordinato nei vari paesi, con diversi provvedimenti e mezzi, per ritornare quanto prima allo status quo o forse ad una cosiddetta “nuova normalità”. L’economia , quella che studiamo a scuola , si materializza in questi mesi di “prove di ripartenza” con un termine che sempre di più leggiamo con timore, ma forse non con La dovuta consapevolezza rispetto alle sue cause o conseguenze, parlo dell’ inflazione.
Comincerei con l’osservare che un certo tipo di inflazione è la benvenuta tra noi, parlo della REFLAZIONE, cioè l’inflazione che segue una fase di crisi ed è correlata alla ripresa economica.
Ci sta che i prezzi di beni e servizi possano crescere perché aumenta la domanda, che a sua volta aumenta perché è in atto una manovra mai vista in termini di sostegno monetario (tassi bassi ancora per parecchio tempo) specialmente in America con il sostanzioso piano Biden, ma anche in Europa con il Recovery Fund, da noi declinato in PNRR – Piano Nazionale Ripresa e Resilienza.
Fino ad un certo punto l’inflazione muove i consumi e innesca un processo positivo… favorevole sicuramente ai mercati azionari e molto meno a quelli obbligazionari, ( anche se adesso è uno scenario già un pò scontato nei prezzi) ma, se a causa del forte rialzo delle materie prime la situazione dovesse “scappare di mano” , cosa potrebbe accadere?
Le Banche Centrali tornerebbero al loro ruolo di gestori dell’inflazione con un lento e programmato rientro dalle politiche espansive ? Inizierebbero il tanto temuto “TAPERING” già conosciuto nel 2013?
Probabilmente no, o almeno non subito, perchè tra il rischio di soffocare una economia ancora convalescente e lasciar correre l’inflazione, meglio la seconda, anche perché una inflazione molto più alta dei tassi correnti darebbe un grande aiuto nello smaltire (senza dover ricorrere a patrimoniali) l’enorme massa di debito pubblico che ci stiamo accollando nel mondo occidentale.
Insomma una patrimoniale silenziosa, per dirla con un termine di oggi, asintomatica, che agirebbe sui possessori dei titoli a tasso fisso.
E’ di oggi la notizia che il titolo decennale italiano (BTP) è ritornato ad un rendimento superiore all 1%, superando in questa speciale classifica anche il titolo greco di uguale durata..magari qualcuno avrà pensato che sia una buona notizia avere i rendimenti più alti d’Europa, ma purtroppo non è così.
E’ pur vero che esistono forze deflazionistiche importanti, come la TECNOLOGIA . Ormai il telefono cellulare , tanto per fare un esempio, è diventato un potente computer tascabile con infinite funzioni…e ci si riesce ancora a telefonare.
Poi soprattutto la DELOCALIZZAZIONE, al netto di valutazioni sulla tendenza ad utilizzare manodopera a basso costo sia nelle parti del mondo meno sviluppate, piuttosto che in loco, è certamente un fattore che contiene l’inflazione.
Insomma, la partita tra le forze inflazionistiche e quelle contrarie ha un vincitore abbastanza scontato , se guardiamo alla tendenza in atto, ma non è detto che la velocità e la forza di questa evoluzione sia così facile da stimare.
Nel dubbio è sempre meglio farci trovare preparati…ovviamente diversificando bene, con un occhio di riguardo a tutte le attività finanziarie correlate positivamente all’inflazione o almeno che ne contengano qualche anticorpo .
Sono a disposizione per fare un approfondimento in questa direzione.
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