Non voglio entrare nel merito del singolo mercato o del singolo titolo, anche se ce sta uno in particolare che suscita una certa iNVIDIA in chi non ce l’ha, (chi vuole capire capisca) ma riflettere sullo strano meccanismo per il quale il nostro cervello, in qualità in investitori, viene terribilmente attratto da ciò che sale di prezzo e non da ciò che sale di valore. Tra l’altro, mentre il prezzo di un titolo (o di un intera asset class) sale, la percezione di chi osserva questo rialzo è che il rischio diminuisca con il crescere del prezzo, quando razionalmente dovrebbe essere il contrario.

Sapere che un titolo è cresciuto del 3000 per cento negli ultini 5 anni porta a fare il ragionamento “magari sale un altro 200 o 300 per cento, mica si fermerà proprio adesso?”, cercando di cavalcare l’onda del mega rialzo. Al contrario, guardare un grafico di un titolo (o di una intera asset class/mercato) che invece scende , indipendentemente dai fondamentali magari particolarmente solidi, non ispira molta fiducia, anzi mette paura perchè proietta nel futuro le disgrazie di chi quel titolo/mercato l’ha comprato anni addietro ed ora sta perdendo.

Ma è un approccio razionale questo?

Porta nel tempo mediamente a buoni risultati prendere decisioni guardando nello specchietto retrovisore ?

Purtroppo la storia ci insegna che la risposta è NO; i mercati nel lungo periodo salgono perchè l’economia del mondo cresce (direi in modo naturale, cioè tra rialzi e ribassi) ma i risultati di chi viene attratto dai mercati solo quando tutti quelli che stanno già dentro guadagnano, spesso sono tra i più deludenti , mettendo in pratica una specie di market timing al contrario, comprando sui massimi per poi vendere inesorabilmente ai minimi. Strano ma è così.

La brutta notizia è che la nostra MENTE è programmata per difenderci istintivamente dai pericoli, grazie a meccanismi scientifici abbondantemente studiati da psicolgi che hanno ottenuto il Premio Nobel su questa materia (la Finanza Comportamentale), meccanismi di protezione che funzionavano bene per l’uomo preistorico, salvandoci dall’estinzione, ma non utili per l’investitore di oggi.

La buona notizia è che l’investitore, invece di provare a studiare l’economia, l’analisi tecnica o fondamentale, ha la possibilità di provare a capire il funzionamento del suo processo decisionale e farne un alleato per fare meno errori. Come dice il mitico Warren Buffet investire è semplice ma non è facile, infatti mantenere la calma quando intorno a noi la maggioranza la perde, saper vedere una opportunità dove tutti vedono un pericolo, o al contrario vedere un miraggio invece di una bolla destinata a ridimensionarsi, non sono cose così facili da mettere in pratica, facili da capire si, ma senza una strategia chiara, un orizzonte temporale ben definito è altamente probabile rimanere vittime della nostra MENTE ( forse non a caso si chiama così?) .

Quale rimedio possiamo adottare per vincere questa dura battaglia con una parte, quella istintiva ed emozionale, del nostro cervello?

La ricetta potrebbe essere questa: , una strategia chiara, l’orizzonte temporale adeguato ad ogni obiettivo e la giusta dose di pazienza, possibilmente con a fianco un professionista che con la sua esperienza e terzietà, possa dare supporto nei momenti di maggiore volatilità (anche in quelli al rialzo) .

Buona pianificazione ed alla prossima!

Paolo Zanoboni