Come negli anni 70 si riaffaccia il tema dell’inflazione, un nemico invisibile (ma neanche tanto) che attenta al tenore di vita dei consumatori e degli investitori.
Nel 1974 furono distribuiti in America oggetti vari con il marchio WIN per simboleggiare la lotta all’inflazione anche attraverso comportamenti “virtuosi” dei cittadini, ma sappiamo oggi che la mossa che portò a contenerla fu quella monetaria, cioè il classico giro di “vite” sui tassi , il cambio storico di direzione che i tassi dopo circa 40 anni di disinflazione potrebbero prendere.
Mossa, quella del rialzo dei tassi, che oggi governi e mercati vorrebbero fosse rimandata a data da destinarsi, ben consapevoli che potrebbe raffreddare sul nascere una ripresa ancora debole e produrre effetti collaterali molto negativi ai mercati obbligazionari , già abbastanza in difficoltà.
In attesa delle Banche Centrali alcuni interventi “non convenzionali” per contenere l’inflazione si iniziano a vedere; l’amministrazione Biden che vende le scorte di petrolio per abbassarne il prezzo, la Cina che annuncia iniziative contro gli speculatori e la grande finanza, l’Europa che tiene a bada l aumento delle bollette energetiche ed infine un dollaro forte per deprimere il prezzo delle materie prime…ma se tutto ciò non bastasse e la teoria dell ‘inflazione temporanea dovesse venir meno nei mesi a venire?
E’ prudente in questi casi, come investitori, pur fiduciosi nel trend positivo dei mercati ed augurandoci di esagerare nella prudenza , organizzare portafogli contenenti attività correlate storicamente con l’inflazione , usando “a mestiere” il termine diversificazione.
Buon lavoro !
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